CACCIA AL CINGHIALE

CACCIA AL CINGHIALE – Valdarno

La caccia al cinghiale in Toscana ha origine nel periodo etrusco, praticata con l’uso di “spiedi” come arma e di flauti usati come richiamo. Attualmente la battuta al cinghiale, detta anche cacciarella, è la pratica più diffusa che prevede una squadra composta da ormatori, canai, battitori e poste. I primi, gli ormatori, si occupano di rilevare le orme dei cinghiali nelle varie zone di caccia, in modo da prevedere e rilevare gli spostamenti degli animali e la loro possibile posizione; nel frattempo gli altri componenti della squadra si ritrovano nella capanna in attesa di conoscere la zona di caccia. Una volta decisa la zona, il capocaccia dispone i cacciatori nelle varie poste, solitamente in un semicerchio che serve a circoscrivere il territorio, con una distanza tra una posta e l’altra che dipende dalla visibilità e dal tipo di terreno. Quando le poste sono posizionate, i canai sciolgono i propri cani, con l’obiettivo di trovare i cinghiali e spingerli in direzione delle poste. I battitori invece hanno il compito di chiudere l’area di caccia, respingendo i cinghiali ed i cani in modo da farli stare all’interno del territorio delimitato dalle poste, attraverso l’utilizzo di petardi, cartucce a salve e urla. Una volta terminata la battuta si recuperano i cinghiali uccisi e si dividono tra i membri della squadra.

La caccia al cinghiale, oltre che ad essere una particolare tipologia di caccia legata all’approvvigionamento alimentare, viene spesso usata soprattutto in Toscana, come forma di contenimento del numero dei cinghiali, poiché, anche grazie alla forte avanzata dell’urbanizzazione e della colonizzazione di terreni agricoli e boschivi, possono rappresentare una minaccia per l’attività agricola e la sicurezza dei raccolti.